Tabernacolo con storie di Cristo
- Appartenenza oggetto
- Proprio
- Categoria
- Dipinto
- Nazione, Regione, Provincia
- Italia
- Citta'
- Celano
- Luogo di conservazione
- Museo d'Arte Sacra della Marsica
- Luogo di collocazione
- Sala IV
- Materia e tecnica
- Tempera su tela applicata a tavola
- Autore
- Ignoto
- Datazione
- Sec. XVI
- Provenienza
- Scurcola Marsicana (AQ) - Chiesa di Santa Maria della Vittoria - Visualizza sito
- Dimensioni
- h. 205 cm, largh. 85 cm
- Diritti oggetto digitale
- Soprintendenza BSAE - L'Aquila
Descrizione breve
Il tabernacolo ha forma di alto e stretto armadietto chiuso da due sportelli sui quali internamente sono raffigurati, su tela applicata al legno, sei episodi salienti della vita di Cristo, intervallati da cornici dorate a motivi geometrici; a sinistra dall'alto sono: l'Annunciazione, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio; a destra dal basso verso l'alto sono: la Cattura di Cristo, la cui leggibilità è in gran parte compromessa, la Flagellazione, la Crocifissione. La parete di fondo del tabernacolo, nella parte superiore, è decorata da gigli angioini dorati su un campo blu, palese riferimento alla committenza angioina dell’opera, in alto sotto il piano di copertura è la raffigurazione antropomorfa del sole.
Bibliografia
P. CORSIGNANI, Reggia Marsicana, Napoli 1738;
E. BERTAUX, L'autore degli affreschi del Duomo di Atri, in "Rassegna abruzzese di Storia ed Arte", II, 4, 1898;
L. FIOCCA, Chiesa di Santa Maria della Vittoria presso Scurcola, Roma 1900;
P. PICCIRILLI, Notizie degli Abruzzi, furti di oggetti d'arte a Scurcola e a Paterno, in "L'Arte", 1904;
F. BOLOGNA, Saturnino Gatti, un'opera, in "Paragone" I, 5, 1950.
Commenti
Il tabernacolo, secondo la tradizione locale, fu fatto realizzare per custodire la scultura lignea policroma raffigurante la Madonna con Bambino, denominata "Madonna della Vittoria", che Carlo D'Angiò commissionò a maestranze francesi dopo aver sconfitto Corradino di Svevia nella celebre battaglia dei Piani Palentini del 1268. Il tabernacolo, normalmente chiuso, veniva aperto nei giorni di solenne celebrazione liturgica o nel corso di processioni secondo una prassi documentata nel Medioevo. Recuperata nel XVI secolo tra le macerie dell'Abbazia della Vittoria, l'opera venne collocata nella nuova chiesa sorta vicino alla Rocca degli Orsini. Nel 1894 l’opera fu oggetto di un sacrilego tentativo di furto che ha compromesso in parte la lettura iconografica di alcune scene. Dopo un attento e complesso intervento di restauro, consistito nella disinfestazione e nel consolidamento del supporto, nel risanamento dei difetti di adesione della pellicola pittorica e nella pulitura finale, il tabernacolo nel 1992 ha trovato la sua collocazione nel percorso espositivo del Museo in oggetto. L'opera, di elevate e indiscusse qualità artistiche, era stata attribuita dal Bertaux a Saturnino Gatti, tale assegnazione è stata però contestata dal Bologna e dal Lehmann-Brockaus che vi ravvisa influssi umbri ed in particolare, nella scena raffigurante la Flagellazione, un'impronta di Luca Signorelli.